Diabete, al via una nuova cura dai vincitori del premio Nobel
La medicina, è una scienza dinamica in continuo progresso. Giornalmente avvengono nuove scoperte e sviluppate nuove terapie che diventano sempre più efficaci. Viviamo sicuramente in un secolo molto difficile per l’essere umano, dove alcune malattie prima molto rare adesso sono divenute molto diffuse. Tra le tante malattie croniche, troviamo il diabete, di cui solo in Italia ne soffrono 3 milioni di persone.
Spesso, questa patologia è ereditaria, ma in alcuni casi, si presenta per l’uso sconsiderato di grassi e zuccheri.
Le cure per il diabete, purtroppo, sono da anni sempre le stesse e c’è chi resterà sempre dipendente dall’insulina. Questo però, non ferma i ricercatori, dallo sperimentare sempre nuove cure per questa malattia.
Nuova cura per il diabete da due premi Nobel
Infatti, recentemente, è stata sviluppata una nuova cura per questa patologia, da due premi Nobel per la chimica, stiamo parlando di Sidney Altman e Harvey Warshel insieme ad un gruppo di ricercatori e uomini d’affari.
Hanno affermato di aver scoperto un nuovo metodo per curare, quasi definitivamente il diabete.
Per ora è in fase sperimentale, ma probabilmente, tra un paio d’anni, sarà disponibile “sul mercato medico”. Stiamo parlando di un operazione molto complessa, ovvero l’impianto di un nuovo pancreas “artificiale”, ricavato da tessuto polmonare suino e cellule secernenti insulina, collegandolo ai vari vasi sanguigni.
Nel campo medico e nella medicina, sono tutti favorevoli a questa nuova cura, anche il CEO ne parla fiducioso.
Infatti il Dott. Nikolai Kunicher ha rilasciato recentemente un intervista: “Questo è un nuovo modo di curare il diabete, attualmente possiamo solo controllare la malattia, mentre così potremo addirittura avere una cura.”
Poi continua: “Un pancreas diabetico infatti, ha perso la capacità di secernere insulina e con la nuova cura, noi restituiremo al corpo questa importante funzione.” “Dopo il trapianto il paziente non dovrà più iniettare insulina nel suo corpo”.